di Stefano Miani
Che la figura del padrino fosse importante è testimoniato anche dal fatto che il titolo di uno tra i primi trattati sul duello scritti in italiano nel corso dell’Ottocento si chiamasse Norme sui duelli e attribuzione dei padrini (1863). Tuttavia sembra opportuno mettere un po’ d’ordine in una selva di termini, come padrino, secondo, testimone e rappresentante, che vengono spesso utilizzati come sinonimi, anche se, come vedremo non lo sono.
Iniziamo da rappresentante. Il termine, derivato dal participio presente di rappresentare e attestato dai repertori a partire dalla prima metà del XIX sec. (GRADIT lo data av. 1847), indica ‘colui che rappresenta il duellante nella fase iniziale del duello’. Il rappresentante consegna e riceve il cartello di sfida (non lo scrive di proprio pugno), ma – e questo è un aspetto importante – non partecipa allo scontro sul terreno. Come precisa Achille Angelini nel suo Codice cavalleresco italiano (1883) «in ogni vertenza d'onore ciascun avversario deve [...] avere due rappresentanti, o testimoni» (Angelini 1883, p. 58). Per potersi fregiare di un tale ruolo i rappresentanti devono ricevere il mandato, cioè un ‘incarico’, per lo più tramite un’apposita lettera di nomina, entro ventiquattr'ore dall'avvenimento che ha causato l'offesa. Proprio per questo motivo sono anche detti mandatari.
I rappresentanti, soprattutto quelli scelti dall’offeso svolgono un ruolo cruciale in quanto sono coloro che, nella pratica, danno avvio alla sfida, sfidando a duello «tanto a bocca quanto per iscritto» (ivi, p. 63).
Tuttavia il termine spesso si confonde con padrino, come è possibile verificare anche in testi di “esperti” come quelli di uno dei più prolifici autori di codici cavallereschi, Jacopo Gelli (1858-1935): «Rappresentanti o padrini si chiamano coloro che sono incaricati di rappresentare il mandante presso la controparte alla quale devono dare o chiedere una riparazione d’onore» (Gelli 1886, p. 48 nota 1).
Padrino, dal lat. volg. *patrīnu(m), der. di pater patris ‘padre’ (EVLI), indica in ambito religioso l’uomo individuato dal rapporto che si instaura col figlioccio per mezzo del battesimo. Da qui il passaggio a ‘rappresentante’ è facilmente comprensibile e, in effetti, le due parole sono sovrapponibili e intercambiabili anche se è indubbia una connotazione maggiormente affettiva di padrino.
Una statura vantaggiosa ed una corporatura ben formata, salute robusta, non troppa pinguedine, contegno nobile e distinto, andatura libera e disinvolta, vestiario pulito, ma senza affettazione; fisonomia aperta, occhio tranquillo, molta eloquenza ed erudizione, gran reputazione di bravura, amicizia a tutta prova, attaccamento senza limiti; tale è, e tale deve essere il vero secondo, il vero padrino, o testimonio. Altrettanto rapido quanto il pensiero, egli deve trovarsi in un tempo in venti posti differenti (Fougiere 1828, pp. 67-68).
Secondo, dal lat. secŭndu(m) ‘seguente; che viene dopo il primo; favorevole, propizio’, antico part. di sĕqui ‘seguire’ col sign. di ‘che segue’ (EVLI), indica fino dal XVII secolo colui che aiuta il duellante, indicato come primo, sostituendovisi nel caso che questi non possa partecipare allo sconto. In questo caso è evidente il perché del nome. L’usanza e la denominazione sembrano provenire dalla Francia, come ci dimostra una relazione dell’ambasciatore veneto Angelo Badoer (1565-1613), che, oltre a condannare i duelli, condanna fermamente l’usanza dei secondi:
Fuori delle occasioni di guerra ancora mostrano li Francesi il loro ardire c la poca stima, che fanno della vita, con isfidarsi a combattere per minime occasioni, il che non si fa già; come alcune volle in Italia, a primo, o secondo sangue e con padrini, che li partono quando è tempo, ma a guerra finita; e quando vi sono padrini, che loro chiamano secondi, combattono essi ancora, l'uno contro l’altro, sebbene non avranno alcuna causa di disgusto, e non vi essendo chi gli parta, restano bene spesso tutti morti sul campo; e con lutto che simili duelli sieno proibiti dalle leggi del regno, sicché quando uno restasse vivo e che fosse colto dalla giustizia, lo fariano morire, non si lascia però di farne ogni giorno (Relazioni degli Setati Europei lette al Senato dagli Ambasciatori veneti nel secolo decimosettimo raccolte ed annotata da Nicolò Barozzi e Guglielmo Berchet. Serie II-Francia, vol. I, Venezia, Dalla prem. Tip. Di Pietro Naratovige, edit., 1857, p. 87).
Tra i vari concorrenti è forse testimone quello più specifico e ben definito. Con testimone – dal lat. testimōnĭum ‘testimonianza’, der. di testis -is ‘testimone’ (EVLI) – si definisce, infatti, ‘'chi assiste e rappresenta il duellante durante lo svolgimento del duello’. Dunque il testimone è colui che scende sul terreno dello scontro, che prepara e porge le armi al duellante. Va da sé che per praticità spesso questo ruolo può essere ricoperto dalla stessa persona che ha svolto il ruolo di rappresentante, ma niente vieta che possa essere scelta una diversa persona.
Dunque, volendo mettere ordine, potremmo dire che il rappresentante, anche detto mandatario in quanto ha ricevuto un mandato dal duellante, è sostanzialmente un sinonimo di padrino e un iperonimo di secondo e testimone.
Al di là del termine utilizzato, la scelta dei rappresentanti è cruciale per la buona riuscita del duello ed è interessante notare come Jacopo Gelli, distingua le varie tipologie di rappresentanti, per guidare il futuro duellante in una scelta consapevole. Leggiamo, infatti, nel Manuale del duellante (1894) una vera e proprio «fisiologia del rappresentante». Gelli parte dal rappresentante «formalista, meticoloso»:
un povero di spirito, che non ha altro pregio tranne quello di conoscere a menadito tutti gli articoli del codice cavalleresco. Per un nonnulla, alla prima contraddizione, ve li rifila una dopo l’altro tutti quanti. Vi toglie il respiro, vi schiaccia con la sua recitazione; nè ha pietà di voi, pur se vi vedesse esalare l’ultimo respiro. Questa genia di padrini non accetta di rappresentare un amico che dopo una serie infinita di ma e di se. Però, accetta. E, una volta in carica, gira e perseguita duellanti e padrini con le più esotiche edizioni di codici nazionali e stranieri. Se sorge una lieve discrepanza, propone subito l'arbitraggio o, meglio ancora, il giurì d'onore. Questi rappresentanti sono stati creati per eternare le vertenze e per far guadagnare molti quattrini ai fiaccherai (Gelli 1894, p. 59).
L’autore conclude che questa tipologia è assolutamente da evitare perché tali rappresentanti «costano troppo caro e, irritando i colleghi, finiscono per rendere inconciliabile una vertenza di facilissimo componimento» (ivi.).
Tuttavia per Gelli il tipo «più pericoloso» è quello che si lascia vincere dai nervi, il rappresentante «nervoso»:
irrequieto, più seccato di rappresentare che di essere rappresentato, rischia sempre di invertire le parti.
Durante la trattazione della vertenza [...] alza la voce e si fa mettere alla porta con tre cartelli di sfida in tasca. Se per avventura i colleghi non lo scacciano, man mano che si avvicina la soluzione della vertenza con le armi [...] da nervoso diventa irascibile. Passeggia agitato, mentre, gli altri, discutono o si occupano tranquillamente della bisogna del duello. Si mangia i baffi (se li ha); si morde a sangue le labbra; si fa verde; diventa livido, parla a scatti. È divenuto fegatoso! [...] La sua voce dà suoni aspri, duri, impertinenti. Talvolta cerca di esser gajo e finisce per riescire un funerale; voleva dire una spiritosaggine ed ha recitato un de profundis (ivi, pp. 59-60).
Gelli avvisa che quando il duellante si accorge di aver nominato una siffatta tipologia di rappresentante «il pentimento è tardo e il rappresentante nervoso bisogna sorbirlo fino all’ultima stilla» (ivi p. 60).
Viene poi, si noti che qui l’utilizzo sia di padrino che di rappresentante, il «padrino mignatta» anche detto «rappresentante sanguisuga»:
Se vi rappresenta, il rappresentante sanguisuga si attacca e non vi molla più. Ogni cinque minuti fa sospendere la trattazione della vertenza per correre da voi è con voce cupa, con aria compunta vi dirà:
– L’altro rappresentante tuo, ci sacrifica entrambi. Io non posso nulla, perchè non mi lascia parlare!
Poi, s’intenerisce; e in mezzo ad una pioggia di lacrime vi abbraccia per urlarvi, sdegnato:
– È atroce l’indifferenza con la quale mercanteggia tua pelle!
Tocca a voi, se avete la disgrazia di imbattervi in un rappresentante simile, di calmarlo e di rimandarlo... con Dio per definire la questione.
Sperate, ma invano, che vi lasci in pace! Il rappresentante sanguisuga alla mattina stessa del duello correrà da voi.
– Sai, puoi fare testamento. Il tuo avversario è un duellista di.... cartello. Ha avuto quindici duelli ed ha ammazzato gli avversari e quattro padrini.
Si capisce come una tale notizia debba riempirvi l’anima di una contentezza straordinaria e infondervi un coraggio da leone per andare sul terreno.
Voglio sperare che non aspetterete la fine della consolante cronaca del vostro rappresentante e che con un.... complimento nella schiena lo metterete alia porta....ta vera della situazione (ivi, pp. 61-62).
Vi è poi il «rappresentante autoritario, prepotente»:
Franco, risoluto, vigoroso, avrà avuto una piccola serie di scontri felici. Persuaderà gli avversari, anche se le cose stanno a rovescio, che il torto è tutto del loro cliente e la ragione della parte che rappresenta. Tratterà di un componimento amichevole, favorevolissimo a voi, al vostro onore e se non gli riesce, imporrà le condizioni dello scontro; dirigerà il combattimento e, infischiandosi di tutti, cercherà apertamente, benché con forme cavalleresche, di avantaggiare il proprio .cliente destinato a rimanere (novanta.volte su cento) illeso [...].
Se per disgrazia il suo rappresentato è rimasto ferito; o provocherà i rappresentanti del feritore per pareggiare le partite, o cercherà di salvare l’amor proprio del suo cliente, facendo porre a verbale, e in suo attivo, il superbo colpo col quale il suo protetto infilò la camicia del feritore. Se la ferita risultò un po’ bassa e: alquanto indietro, dimostrerà, come quattro è quattro fanno otto, che il colpo toccò l'anca, nient’altro che l’anca. L’onore così sarà doppiamente, salvato!
Del resto; qualunque sia l’esito dello scontro, colui che ebbe la fortuna di trovare un rappresentante autoritario, può essere certo di aver evitato, il pericolo grave dei ridicolo, che più o meno nebulosamente avviluppa la maggior parte dei duelli.
L’elenco continua con molte altre tipologia, come i rappresentanti maligni, umoristici, appassionati, artisti, tutti da evitare.
Ma tra questa oscura selva di personaggi, qual è dunque quello da scegliere? Difficile a dirsi, Gelli consiglia, ma solo se «la pelle vi preme più dell’onore», quello che definisce «umano»:
Se alla vostra domanda:
– Cosa ne pensi tu del duello?
Vi risponde:
– Penso che il duello è prossimo parente del l’assassinio.
Afferratelo subito, non ve lo lasciate più scappare, perchè fa pel caso vostro.
Il padrino umano accetta di recitare una parte in questa farsa umana, che chiamasi duello, perché prova una dolce emozione, una tenerezza fino alle lagrime nel rappresentare un amico in una vertenza! che non sarà cruenta. Vorrà la spada senza punta; la sciabola a punta di oliva e col taglio verso la impugnatura, sul forte della lama. Se il duello dovrà farsi alla pistola, farà carte false affinchè sulla polvere non si pongano o non si calchino palle. [...] Questa specie di padrino nel duello sogna, ancori il medio-evo; il, giudizio di Dio; le castellane; i paggi e i cavalieri (ivi, pp. 63-64).
Questo rappresentante per evitare la giustizia non esiterà a far passare ai duellanti il confine:
Vi pare?. Essere incriminati, perseguitati dal giudice e condannati!... Se nel cervello suo s’affacfcia l’idea del Codice penale, proporrà subito un piccolo viaggio alla frontiera. Al meno, al di là de’ pali di confine, si può egualmente goder lo spettacolo di un torneo; non si corre li rischio d’andare in prigione; ma si possono sfrosare [‘contrabbandare’], a spese dell’amico, alcune centinaia di pessimi sigari (ivi, p. 65).
Insomma, male che vada, il duellane potrà sempre darsi al contrabbando!